Questa battuta mi ha fatto ridere, ma per il resto questo film ha confermato le mie aspettative sull'ennesima opera di Ozpetek, caratterizzata dalle solite tematiche: luoghi comuni sui gay, il peso delle convenzioni, i problemi di incomunicabilità con la famiglia, tutto coadiuvato da canzonette messe li a caso (per favore non mischiamo Nina Zilli con Barbra Streisand...).
Tommaso (finalmente vedo Scamarcio limonare con un uomo e non fare il ragazzetto beccio che fa impazzire le ragazzine) vive ormai da anni a Roma e si vive tranquillo la sua omosessualità, lontano dalla famiglia bigotta opprimente.
Ma deve fare ritorno a Lecce, città del sud dove essere ricchioni è una vergogna che distrugge tutta la famiglia: intenzionato a rivelare ai suoi genitori che non intende occuparsi dell'azienda di famiglia per dedicarsi alla scrittura e soprattutto rivelargli la sua omosessualità, Tommaso dovrà fare i conti con la rivelazioni scottanti e alquanto inimmaginabili del fratello maggiore Antonio (Alessandro Preziosi).
Troppe frociate, alcune carine (il balletto al mare con le celeberrime Baccara), altre davvero ripetitive e già viste, stereotipate e fastidiose.