Corredato da una colonna sonora che, anche se magari non monumentale nei singoli autori,
riesce ad essere una perfetta compilazione di pezzi davvero belli, "Stranger than fiction" è una pellicola sovrana nel suo regno,imprescindibile gemma dall'alto valore qualitativo sia narrativo, sia tecnico.
Siamo a NYC, e la vita di Harold Crick (Will Ferrell), che sembra scorrere lungo i bordi di binari omologati e di una routine maniacalmente selfmade, va in corto circuito: un mercoledi mattina, durante i suoi 76 colpi di spazzolino (contati meticolosamente, trentotto dall'alto al basso, trentotto in senso orizzontale), tutto va in tilt, inizia a sentire una voce femminile che narra l'esatto istante della sua vita in una sorta di radiocronaca: una voce narratrice fuoricampo che ne anticipa le intenzioni.
Harold inizia così a non riuscire più dove prima era impeccabile, al lavoro dove la sua notorietà e bravura di fiscalista era stimata dai colleghi, diventa impreciso e confuso, la trama della sua vita in tempo reale lo rende alienato, lo distoglie dal filo continuo che gli aveva permesso di raggiungere uno status quo che lui credeva essere un punto di arrivo.
Dopo i tentativi psichiatrici, proprio sotto consiglio di una dottoressa, entra in contatto con un professore di letteratura, interpretato da un Dustin Hoffman ironico al punto giusto,
che inizia a sondare, tramite vari questionari, quale possa essere l'autore della trama della vita di Harold.
In un'apoteosi di comicità nevrotica e surreale, Harold inizia a capire che non vi è psicosi dentro lui, ma qualcosa di più complesso.
Nel frattempo, Emma Thompson interpreta la parte di una famosa ed apprezzata scrittrice nel pieno di un blocco creativo: la sua vita, e quella di Harold Crick sono molto vicine.
Sono queste le due storie che parallelamente portano avanti la struttura del film fino a che non s'intersecano. Menzione per una splendida e sognante Maggie Gyllenhaall nel ruolo di fornaia.
Mi piace citare, al di la della commedia in sè molto ben riuscita, la godibilità dei contenuti che sono alla base della storia, ovvero, anche se sintetizzati a tratti all'osso e resi fruibili a tutti,
i significati che possono stare davanti alla parola vita, alla parola felicità, con una giusta dose di romanticismo comunque mai scontato che rende l'atmosfera davvero piacevole.
riesce ad essere una perfetta compilazione di pezzi davvero belli, "Stranger than fiction" è una pellicola sovrana nel suo regno,imprescindibile gemma dall'alto valore qualitativo sia narrativo, sia tecnico.
Siamo a NYC, e la vita di Harold Crick (Will Ferrell), che sembra scorrere lungo i bordi di binari omologati e di una routine maniacalmente selfmade, va in corto circuito: un mercoledi mattina, durante i suoi 76 colpi di spazzolino (contati meticolosamente, trentotto dall'alto al basso, trentotto in senso orizzontale), tutto va in tilt, inizia a sentire una voce femminile che narra l'esatto istante della sua vita in una sorta di radiocronaca: una voce narratrice fuoricampo che ne anticipa le intenzioni.
Harold inizia così a non riuscire più dove prima era impeccabile, al lavoro dove la sua notorietà e bravura di fiscalista era stimata dai colleghi, diventa impreciso e confuso, la trama della sua vita in tempo reale lo rende alienato, lo distoglie dal filo continuo che gli aveva permesso di raggiungere uno status quo che lui credeva essere un punto di arrivo.
Dopo i tentativi psichiatrici, proprio sotto consiglio di una dottoressa, entra in contatto con un professore di letteratura, interpretato da un Dustin Hoffman ironico al punto giusto,
che inizia a sondare, tramite vari questionari, quale possa essere l'autore della trama della vita di Harold.
In un'apoteosi di comicità nevrotica e surreale, Harold inizia a capire che non vi è psicosi dentro lui, ma qualcosa di più complesso.
Nel frattempo, Emma Thompson interpreta la parte di una famosa ed apprezzata scrittrice nel pieno di un blocco creativo: la sua vita, e quella di Harold Crick sono molto vicine.
Sono queste le due storie che parallelamente portano avanti la struttura del film fino a che non s'intersecano. Menzione per una splendida e sognante Maggie Gyllenhaall nel ruolo di fornaia.
Mi piace citare, al di la della commedia in sè molto ben riuscita, la godibilità dei contenuti che sono alla base della storia, ovvero, anche se sintetizzati a tratti all'osso e resi fruibili a tutti,
i significati che possono stare davanti alla parola vita, alla parola felicità, con una giusta dose di romanticismo comunque mai scontato che rende l'atmosfera davvero piacevole.
*recensione scritta da Davide
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