venerdì 1 gennaio 2010

L'uomo che non c'era, 2001, Joel e Ethan Coen


Il primo film che ho visto per iniziare l'anno e questo blog è L'uomo che non c'era dei fratelli Cohen. Non è stata una scelta meditata, quanto piuttosto frutto del caso. Finora ho adorato tutti i film dei Coen e questo mi mancava, non mi riesco a capacitare di come sia possibile che me lo sia lasciato indietro.
Oggi ho visto un noir! Sono rimasta per tutto il tempo del film stranamente in silenzio (chi mi conosce bene sa che commento il film dai titoli di testa ai titoli di coda), in contemplazione di Billy Bob Thorton e di Frances McDormand, che trovo semplicemente fantastica dai tempi in cui faceva la sbirra in Fargo.
Dunque, la storia è assurda: siamo a cavallo tra gli anni '40 e i '50, è da poco finita la guerra, il periodo è quello del boom economico che sta per germogliare.
Il film si apre con il racconto in prima persona del protagonista, il barbiere Ed Crane (B. B. Thorton).
E' in avanzato stato depressivo, fare il barbiere è poco stimolante, riesce a trovare un barlume di vitalità e ad accendere la fantasia solo nei momenti in cui ascolta la giovane pianista Birdy (Scarlett Johansson, poi non ditemi che sono acida ma fa sempre la parte della ragazzina provocante). Il rapporto con la moglie Doris (F.McDormand) è totalmente privo di qualsiasi emozione, lei ha una storia col suo capo "Big Dave" (James Gandolfini dei Soprano) di cui Ed è a conoscenza ma che lascia correre per il quieto vivere.
Completamente insoddisfatto dalla routine della sua vita, si lascia abbagliare dall'offerta di uno sconosciuto e alquanto losco imprenditore appena giunto in città, che lo imbarca per il lancio di una catena di tintorie con il modernissimo lavaggio a secco.
Come Ed si procura i soldi per quest'investimento e le conseguenze che ne scaturiscono non ve lo posso raccontare.
Posso solo dire che è un film che lascia a bocca aperta. Non solo per l'intreccio, per il susseguirsi degli avvenimenti, che mai ti aspetteresti, per cui non puoi fare altro che stupirti e lasciarti scappare un NOOOO!
Ma anche per l'eccezionale fotografia di Roger Deakins, che ha lavorato in tutti i film dei Coen (adoro le collaborazioni ripetute , squadra che vince non si cambia), e poi il bianco e nero, così cupo, così algido, come un vecchio noir dell'epoca.
Insomma, io fossi in voi me lo guarderei.

Può anche non essere di fondamentale importanza, ma questo film ha vinto il Premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2001, un BAFTA per la migliore fotografia e un David di Donatello 2002 per il milgior film straniero.

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