venerdì 15 gennaio 2010

Ogni cosa è illuminata, 2005, Liev Shreiber


Ogni cosa è iluminata dalla luce del passato.
Per questo Jonathan (Elijah Wood) cataloga e custodisce preziosamente ogni ricordo della sua famiglia. Sulla scia di questa ricerca della memoria, parte dagli Stati Uniti e raggiunge l'Ucraina, paese da cui la sua famiglia, ebrea, era scappata per fuggire alla furia nazista. Ha con se solo una foto del nonno e sa che proveniva da un paese chiamato Trachimbord.
Inizia così il viaggio verso questo paese, per farsi aiutare si fa accompagnare dall'agenzia Heritage Tours, composta da nonno, nipote (Eugene Hutz dei Gogol Bordello, l'ho adorato anche in Sacro e Profano, è un fenomeno), una macchina scassata che creerà non pochi problemi e una cagnetta mentalmente squilibrata ma con un nome fantastico: Sammy Davis Junior Junior.
Questo film mi ha molto coinvolto, non solo mi sono fatta trascinare e sorprendere da Eugene Hutz, ma tutti i personaggi mi hanno ispirato particolari sensazioni. Il nonno, che per tutto il tempo del viaggio è bisbetico e scostante, ritrova se stesso e vince la sua cecità rivivendo il suo passato di insopportabile vergogna; Jonathan, che con metodica devozione cataloga ogni singola cosa che può costituire la memoria della sua famiglia, è inquietante ma puro, genuino.
Io l'ho adorato, ne sono rimasta stupita, colpita, soprattutto nel finale: Trachimbord non esiste più sulla cartina geografica, è uno shtetl bruciato come tanti altri dai nazisti, ma sopravvive nell'anima e nel ricordo di chi ne ha pazientemente conservato le tracce.


Nessun commento:

Posta un commento